11 SETTEMBRE 2019 ESCAPE='HTML'

Chi siamo? Siamo noi... le maestre della Scuola Primaria di Riardo e questa è la nostra idea di "fare scuola":

“La scuola dovrebbe avere il soffitto di cielo e il pavimento di terra bagnata. Non avere pareti e nemmeno una cattedra. I banchi non dovrebbero essere a file. Non ci dovrebbe essere un Ultimo posto e nemmeno un Primo. E nemmeno chi sta in cima e chi sta in fondo. Chiunque può entrare e sedersi a un tavolo insieme ad altri bambini. A scuola qualcuno desidera un castello e qualcun altro una casa. Ognuno dà e riceve a suo modo. Il materiale dovrebbe appartenere a tutti, penne, matite, temperini. E tutti dovrebbero prendersene cura. A scuola dovrebbero esistere le storie lette su un tappeto morbido in un angolino. Dove si parla e si può raccontare chi siamo e cosa desideriamo, appena ci vediamo la mattina. Il sapere circola tra i banchi, ed è magia trasformata. Sogni in divenire e conoscenza possibile. I numeri si toccano e si vivono, e le parole pure. Sono fatte di carta. Di legno. Di sabbia. Di pensiero. Si gioca con la lingua e s’inventano storie. Che senza motivazione non si va da nessuna parte. I concetti sono appiccicati e prima o poi si perdono. Gli articoli li trovo, i verbi pure, gli aggettivi anche, perché li uso, e non perché qualcuno me li detta. A scuola ci sono bambini difficili e difficili bambini, che non sono la stessa cosa. Ognuno contiene in sé risorse che non sa di possedere. A scuola si dovrebbe andare in libreria all’inizio dell’anno e si dovrebbero scegliere i libri per studiare. Non si dovrebbero usare condensati né semplificazione. Si fanno ipotesi, si verifica l’informazione e si studia. Il libro si costruisce da sé e porta il proprio nome. Non ci dovrebbero essere voti che rappresentano, ma percorsi che spiegano. Né maestri che giudicano. Ma relazioni che contano. A scuola il sapere non dovrebbe essere dato, ma costruito. Che darlo è semplice, non richiede fatica: io “maestro” ti dico come si fa e tu “alunno” devi farlo. I tentativi ed errori valgono. Si dovrebbe pensare a chi sta peggio di noi, a chi a scuola non ci può andare, a quei bambini che non hanno più sogni da spendere. Non si dovrebbe dimenticare che la solidarietà è un valore e la diversità pure. Ci sono i bimbi bianchi, neri e quelli di mille colori e non ci si chiede chi porta via a chi, ma come è bello stare insieme. A scuola c’è posto proprio per tutti. È un diritto. E non si paga. Un soffitto di cielo e un pavimento di terra bagnata e i bambini sono fatti di nuvola. Così leggeri da sembrare magici…”